macrico
Nel centro della città di Caserta si innalzano alte mura. Sono coperte di graffiti; alcuni parlano o favoleggiano di un luogo di fantasia chiamato da tutti MACRICO.
E' questa la sensazione che ho sempre avuto da cittadina casertana acquisita a proposito di un luogo non visibile. Passeggiando lungo le mura di cinta del Macrico, soprattutto di mattina presto, si intuisce un mondo che ha davvero poco di urbano e che per questo sembra ancora più affascinante. I miei amici che questa città la vivono da sempre, mi hanno raccontato di un giorno felice in cui poterono mettervi piede liberamente e da allora non ho fatto altro che fantasticare su questo luogo e i tesori che, dicevano, nascondesse.
"MACRICO" significa Magazzino Centrale Ricambi Mezzi Corazzati. E' di proprietà dell'Istituto Diocesano di Sostentamento del Clero ma, fino a pochissimo tempo fa, era in possesso del Ministero della Difesa. E come tutte le cose che appartengono all'esercito di cui questa città è piena, era occluso alla vista e alla fruizione del pubblico anche se abbandonato a se stesso.
Del Macrico, in città, si discute e si litiga da molti anni tra chi vuole restituire questo polmone verde ai cittadini e chi vuol solo specularci. Mi è stato raccontato che c'è stato persino chi ha proposto di farci passare dentro una superstrada. Un'enorme lingua d'asfalto spalmata su un paradiso terrestre, ve lo immaginate? Gli uomini riescono ad essere dei mostri certi volte, non è vero?
La mia immaginazione è cresciuta su ogni centimetro di quelle mura di cinta sin quando il Vescovo di Caserta, monsignor Pietro Lagnese, ha fatto una delle cose più coraggiose che i casertani abbiano visto: ha deciso di restituire questo luogo alla città, dando vita alla fondazione CASA FRATELLI TUTTI. La fondazione è partecipata, ovvero aperta alla cittadinanza ed infatti ha iniziato sin da subito un dialogo proficuo con le varie realtà associative presenti nel territorio. E' iniziato un cammino, speriamo senza freni, che porterà il Macrico a diventare un luogo di cultura e benessere dei cittadini.
E siamo quindi arrivati al giorno in cui questo luogo è stato aperto alla città ed io me ne sono innamorata. La natura che vince su ogni cosa, si è ripresa i suoi spazi ed ha divorato le strutture militari presenti nell'area rendendola un luogo incantato, fuori dal tempo. Allora ho espresso un desiderio: entrarci da sola, all'alba, per scattare delle fotografie. E questo sogno si è realizzato grazie alla collaborazione di Virginia Crovella del Comitato Scientifico della fondazione Casa Fratelli Tutti e alla disponibilità di Elpidio Pota del Consiglio di Amministrazione, nonché grazie alla generosità della Diocesi di Caserta.
Sono così entrata nel Macrico una mattina all'alba di un'afosissima giornata di luglio. Il cielo era bianco e c'era una luce lattiginosa.
Lungo il viale d'ingresso puntellato da eucaliptus, l'aria era fresca e profumata.
Mi sono lasciata guidare dalla vegetazione, dai raggi di luce che, obliqui, mi indicavano strade e percorsi. C'è poesia sulle foglioline e i calcinacci illuminati, tra le porte sbarrate e le finestre rotte. C'è un canto universale che si innalza e sale al di fuori e al di sopra della storia degli uomini e che agli uomini sopravvivrà, per fortuna.
Non sono brava a descrivere le emozioni, lascio parlare le fotografie.
Io il mio regalo l'ho avuto, è il momento di restituirlo.