Questo è il posto delle cose che tracimano da me.
Bisogna essere sincere. Sulla mia tavola ideale ci sono un sacco di piatti di cose diverse, primi, secondi, contorni, dolci, piatti unici, e sicuramente molte patatine fritte. I piatti sono pieni, qualcosa è fatto alla maniera casareccia, altre sono ricette da chef. Ma è tutto un pochino disordinato, un po’ mangiucchiato qui e là. Non ho mai amato mangiare le cose secondo un ordine preciso, l’ordine (con la disciplina) è una cosa che ho dovuto imparare e che mi devo imporre per fare le cose che voglio fare fino in fondo. E quindi capita che da quella bella tavola stracolma del sugo, una foglia di insalata, la fragola in cima al bignè, cadano sotto al tavolo. E che le vogliamo lasciare là sotto? C’è dello studio, delle idee, dei “semipensieri fluttuanti” tanto per per citare mio cugino che cita qualcun altro, dentro a quelle cose che sono tracimate giù dal tavolo. In quei frammenti a volte c’è nascosto qualcosa.
A volte le fotografie ci parlano di noi in un modo in cui verbalmente non saremmo in grado di fare. Penso alla quinta puntata della settima stagione di Black Mirror, una serie che solitamente non riesco a vedere perché mi angoscia troppo e faccio brutti sogni. Nell’episodio intitolato Eulogy, succede una cosa fighissima. Il protagonista in modi e per motivi che non sto qui a spiegare, entra nelle sue vecchie polaroid e, a mano a mano che ricorda il momento in cui sono state scattate, appaiono dettagli che nella foto, nel 2D per capirci, non era possibile vedere. Insomma a mano a mano che lui ricorda, la foto diventa tridimensionale, abitabile, camminabile, tangibile ed udibile. Ecco io penso che le foto abbiano esattamente questo potere. Non solo sanno farci viaggiare nel tempo e nello spazio, sanno emozionarci, farci ricordare, ma a volte nella foto sono nascoste cose di noi che noi non abbiamo notato o non abbiamo saputo o voluto vedere. Il tempo passa, la testa entra in altri stati, e per qualche motivo torniamo a guardare quella foto, o la mettiamo in sequenza con qualche altra, o semplicemente qualcuno a cui la mostriamo ci fa notare qualcosa, e così finalmente la vediamo. Epifania!
Non sono sicura di essere persona da blog, e non solo per una questione di disciplina. Il fatto è, però, che da qualche parte voglio mettere pensieri e fotografie, perché è più forte di me. Ci sono cose che non trovano una collocazione, a volte non è niente di speciale, solo qualcosa che voglio tenere con me. A volte possono essere bozze di cose che poi trovano un seguito, tentativi, esperimenti, o racconti di dietro le quinte di progetti ed incontri.
Sono molto stufa dei social network, penso continuamente di lasciarli, ma non lo faccio un po’ perché ho bisogno di tracimare, un po’ perché ho paura di rimanere tagliata fuori dalle cose del mondo che voglio sapere. Soprattutto cose che riguardano il mondo della cultura e le persone che se ne occupano a vario titolo.
E quindi, ora vediamo che succede.